mercoledì 28 marzo 2012

STEFANO BOLLANI: BOLLANI CARIOCA


Stefano Bollani non ha certo bisogno di presentazioni; qualsiasi spartito passi dalle sue mani cambia, muta, viene stravolto, rivoltato fino a farne qualcosa di diverso e sempre bellissimo. Lui può, può permetterselo perchè conosce benissimo il linguaggio jazz di qualsiasi epoca, perchè si diverte a suonare, lo si percepisce chiaramente. Non resta fermo alle sue idee musicali, ma si mette sempre in gioco, quando sale sul palco lo fa soprattutto per lui, per suonare e non annoiarsi perchè è così che una professione come la sua andrebbe vissuta.

"Non mi va di fare quello che sale sul palco e suona ciò che sa che la gente vuole per applaudire. Io so bene cosa fare per farmi applaudire, ma è troppo facile, mi annoierei a farlo, e non ho voglia di annoiarmi. Rischierei di smettere, preferirei fare un altro mestiere."

Stefano Bollani , il pianista milanese-fiorentino così “casual e istrionico” da calarsi con entusiasmo in ogni progetto ed uscirne vittorioso incide questo disco madido di essenze, spore e fragranze del mondo brasiliano; di quel Brasile dietro l’angolo, possiamo dire minore, prendendo in mano e tasto “Choro” e “Sambinhas” e tormentadoli in plus valore con la tecnica consumata di un vecchio piano-man delle sale da ballo degli anni trenta.
“Carioca” è l’album del calore, della felice amarezza, della scossa elettrica, nel quale Bollani – accompagnato dai fedelissimi “Visionari” Mirko Guerrini e Nico Gori e dai musicisti brasiliani Marco Pereira, Jurim Moreira, Jorge Helder e Armando Marçal – ricrea il “tipico” vestendolo di “informale”. Si immerge nei ventricoli della tradizione brasiliana, da Ary Barroso a Moacir Santos, con tutta la sua limpidezza gioiosa-malinconica senza mai cadere nei parametri dolciastri dell’esotismo e dell’immaginario popolare, tanto da restituirci un tratto inedito e per certi versi sorprendente di questo bizzarro quanto grande pianista.
Vorrei riportarvi la presentazione che ne fa Alberto Riva, produttore e giornalista musicale:

"Il tempo passa e il mappamondo musicale di Stefano Bollani si arricchisce di nuove terre. Carioca è un lungo viaggio: inizia da lontano e arriva nel cuore di Rio de Janeiro. Dentro il suo zaino immaginario Bollani trasportava passioni antiche. Rovistando a caso: la voce di Joao Gilberto con il sax di Stan Getz, l'emozione pura di Elis Regina, il pianoforte meditativo e le melodie di Antonio Carlos Jobim. A Jobim, anzi, Bollani aveva giù dedicato un intero disco trio, Falando de Amor.
Questa volta però l'obiettivo era andare oltre la Bossa Nova, capire perchè il suo sapore era così buono, scoprirne gli ingredienti, le origini, i segreti. Insomma si trattava di andare indietro, verso il Samba e lo Choro, due parole - soprattutto la prima - se non completamente oscure da questa parte dell'oceano, quantomeno fraintese: eppure fondamentali. Il samba e lo choro sono la colonna sonora di Rio de Janeiro: carioca è chi è nato a Rio, come il fiume omonimo, oggi quasi scomparso, che dalla foresta tropicale sfocia nella Baia di Guanabara di fronte alla città.
Secondo alcuni lo Choro - musica strumentale nata a metà ottocento dall'incontro dei ritmi portati dagli schiavi africani e le polke e i valzer europei già insediatisi a Rio - è il papà del samba: o semmai uno zio molto prossimo. Lo choro lo suonava la gente comune dopo il lavoro: soldati, barbieri, bottegai nelle feste domenicali, nei cortili e sulle verande, e poi nei saloni da ballo. Era una musica per virtuosi, eppure piena di colori, lirismo, fantasia, humor: da subito mi è sembrato il terreno ideale per Bollani. A partire da quel momento l'idea ha cominciato a prendere forma. Il pensiero è andato allora a Ze Nogueira, prestigioso musicista, sassofonista raffinato, perfetto carioca, complice fin da subito di una visione in cui il pianoforte di Bollani diventa la voce per cantare queste canzoni.
Lo choro l'abbiamo sempre ascoltato, ma senza saperlo. Per esempio è uno choro quella famosa canzone di Jobim, "Falando de amor", così come "La ragazzi di Ipanema" è nient'altro che un samba.
Bollani Carioca solleva il sipario su questo spettacolo, e lo fa scegliendo alcuni personaggi straordinari. Il flautista Pixinguinha (1897-1973) è uno dei maestri del genere, di cui Bollani interpreta il fugace "Segura ele"; è uno choro la melodia conosciuta in tutto il mondo con il titolo di "Tico Tico no Fubà", firmata da Zequinha de Abreu (1880-1935). E così pure "Doce de Coco", scritto da un altro leggendario personaggio, Jacob do Bandolin (1918-1969). Nello choro rientra il mondo del valzer, o valsa, come si dice a Rio, ritmo a cui sono affidati i brani più sentimentali, dichiarazioni d'amore e lamenti di saudade: ecco "Caprichos do destino" di Pedro Caetano (1911-1992), commerciante di scarpe e compositore prolifico.
Avvertenza: inutile cercare un confine preciso, una linea netta che separi lo choro dal samba, perchè non esiste. Esempio è la "Valsa Brasileira" di Edu Lobo (1943), con la quale incontriamo un compositore di tutt'altra generazione: insieme al suo coetaneo Chico Buarque (1944), Edu Lobo fa parte dei cosiddetti "post-bossonoviani" e tuttavia, come i loro "fratelli maggiori" della Bossa Nova (esclusi volutamente dal disco), Buarque e Lobo arrivano essenzialmente dal samba. E di Chico Buarque Bollani ha scelto un samba dichiarato, il dolcissimo "Samba e amor".
Nel samba detto "di radici" il pianista pesca alcune perle rare: Nelson Cavaquinho (1911-1986), del quale oltre "Folhas secas" (duetta insieme a una delle più belle voce brasiliane, Monica Salmaso) Bollani interpreta "Luz negra"; e poi "Ao romper da aurora" e Choro Sim" di Ismael Silva (1905-1978) e infine uno dei samba emblematici del carnevale di Rio, " A voz do morro" di quel superbo compositore di strada, poeta e bohémien che era Ze Keti (1921-1999). Suggerito da Ze Renato, l'altra splendida voce invitata nel disco, è invece "A hora da razao", scritto da Batatinha (1924-1997), sambista che da Rio ci porta a Salvador de Bahia.
Bollani Carioca è uscito la prima volta nelle edicole per una sola settimana e si è quasi volatilizzato: che sia piaciuto così tanto è probabilemnte dovuto al calore, la spontaneità, l'allegria e la generosità con cui Bollani è stato accolto dai suoi compagni di avventura. Insieme a Ze hanno fatto la loro comparsa gli altri: Marco Pereira, superbo chitarrista che definisce il suo stile "una miscela equilibrata della naturale base di musica brasiliana con la sonorità del classico e il fraseggio del jazz"; il sorridente batterista Jurim Moreira ("E' un piacere suonare con una tale macchina del rimo, potente e rilassata" diceva Bollani in sala di incisione); il contrabbassista Jorge Helder e Armando Marcal, detto Marçalzinho perchè erede di una celebre famiglia di percussionisti radicata nel cuore antico di Rio de Janeiro. Stefano però non era arrivato a Rio da solo, ma con due grandi jazzisti italiani, Mirko Guerrini e nico Gori i quali hanno parteciapato con idee, sassofoni e clarinetti in diversi momenti del disco, soprattutto nell'unico pezzo bollaniano " Il domatore di pulci" .
[...] Ah, nota a margine: esattamente come i sambisti scelti per il suo viaggio Carioca (e come tanti jazzisti prima di lui, da Fats Waller a Louis Armstrong), Stefano Bollani inventa, arrangia all'istante, suona meravigliosamente e talvolta canta, e sempre divertendosi un mondo."


01. Luz negra



02. Ao romper da aurora



03. Choro sim



04. Valsa brasileira



05. A voz no morro



06. A hora de Razào



07. Seguera ele



08. Doce de coco



09. Folhas secas



10. Il domatore di pulci



11. Samba e amor



12. Tico tico no fubà



13. Caprichos do destino



14. Na baixa do sapateiro



15. Apanhei-te cavaquinho



16. Trem das onze



Stefano Bollani: piano, arrangements, vocals (16)
Marco Pereira: chitarra
Jorge Helder: contrabbasso
Jurim Moreira: batteria
Armando Marcal "Marcalzinho":percussioni
Ze Nogueira: sax soprano
Nico Gori: clarinetto, clarinetto basso
Mirko Guerrini: sax tenore
Ze Renato: voce (6)
Monica Salmaso: voce (9)